Il 25 novembre Papa Francesco I riceverà in visita ufficiale il presidente russo Vladimir Putin; una notizia sino ad ora appena accennata ma che riveste un’importanza considerevole.
Alla base del viaggio di Putin nella nostra penisola vi sono ovviamente solidi motivi economici da tutelare al meglio – vale a dire il vertice italo-russo in programma il 26 novembre a Trieste che verterà sui rapporti esistenti fra il nostro Paese ed il gigante eurasiatico – ma non solo. Se è vero che i rapporti di natura affaristica sono quanto mai floridi ed in continua crescita sotto tutti i punti di vista (il volume di interscambio ha raggiunto nel 2011 la cifra di 45,9 miliardi[i] di dollari ponendo l’Italia come quinto partner commerciale al mondo della Federazione Russa), vi sono motivi di più ampio respiro che spingono a puntare i riflettori sulla visita dello statista moscovita e che spiegano anche la decisione intrapresa dal Cremlino e dalla Santa Sede di organizzare un incontro fra i rispettivi capi di stato.
I rapporti fra la Città del Vaticano e la Russia – spesso burrascosi nei secoli per via della rivalità fra cattolicesimo ed ortodossia, poi acuitisi durante l’epoca sovietica e particolarmente con il pontificato del polacco Wojtyla – sono stati ripristinati del tutto solo nel 2009, a seguito di un incontro intercorso fra l’allora presidente Medvedev e Papa Benedetto XVI. Oggi, con la salita al soglio pontificio di Francesco I, pare vi sia l’intenzione da parte dell’attuale Papa di voler andare oltre i meri rapporti di cortesia, tendendo una mano alla Terza Roma ed ai cugini ortodossi. Anch’essi rivelatisi, con la contestuale elezione di Kirill I a Patriarca di tutte le Russie, più aperti verso il papato e meno sospettosi riguardo ai tentativi di proselitismo di cui la Chiesa cattolica è stata spesso accusata da Mosca.
Ciò che però merita di essere evidenziato è l’attuale sintonia che pare essersi delineata nei mesi passati tra Papa Francesco e Vladimir Putin. Una sintonia che ha avuto il suo punto più alto all’indomani dello scongiuramento dell’attacco sulla Siria da parte delle forze francesi ed americane di cui Putin è stato l’artefice, esaudendo così la preghiera contenuta nella lettera[ii] inviatagli da Papa Bergoglio alla vigilia del G20 di San Pietroburgo.
Ma non è stata solo la vicenda siriana ad avvicinare i due capi di Stato; entrambi hanno infatti espresso più volte una certa comunanza di idee in materie sociali ed economiche. Criticando l’affrettato abbandono di valori storici e tradizionali delle nostre società a favore di presunte battaglie di civiltà, ma criticando anche quel liberismo alla base della crisi economica odierna, spesso espressione di un capitalismo selvaggio che travalica leggi e confini al solo scopo di aumentare i profitti di pochi a scapito di molti. Un argomento che sta molto a cuore a Francesco I e che ha subito cercato di affrontare anche all’interno dello Stato Vaticano.
Un ultimo aspetto su cui poi il Papa e Putin hanno fatto convergere opinioni comuni è stato quello riguardante la tutela delle antiche comunità cristiane del Vicino Oriente: oggi esposte più che mai al rischio di attacchi da parte di gruppi fondamentalisti islamici usciti rafforzati dal crollo e dall’indebolimento di alcuni regimi frutto della cosiddetta primavera araba. Il tema è delicato anche per la Russia che da secoli è sensibile alla tutela di queste comunità, essendosi già in passato fatta garante della loro sicurezza. Il suo ruolo attivo e fondamentale nello scongiurare l’aggravarsi e l’estendersi della crisi siriana, ha avuto un impatto decisivo placando allo stesso tempo i timori di Francesco I sulla sorte dei fedeli residenti in quelle terre, i quali rivestono una forte importanza simbolica per l’intero mondo cristiano. Nel fare questo, però, sia Putin che Francesco I sono stati attenti a non offrire il fianco a possibili strumentalizzazioni a movimenti o partiti che desiderassero calcare la mano sulla questione dello scontro di civiltà o l’avversione per l’Islam in quanto tale. Gettando acqua sul fuoco sulle presunte responsabilità della dottrina religiosa musulmana dietro a questi attacchi e cercando invece di attuare quante più misure concrete possibili per intervenire in modo efficace sul problema.
Analizzando gli aspetti elencati e consci che sarebbe inopportuno parlare già di un nuovo asse tra Mosca ed il Vaticano, è certo che questa prima sintonia di intenti può dar vita ad un’importante influenza a livello mondiale da parte di due guide carismatiche e rispettate – seppur agli antipodi per passato e formazione – desiderose di riportare valori fondamentali per l’umanità in cima all’agenda dei governi. Se poi le indiscrezioni circolate – secondo cui sarebbe stato il Cremlino a spingere in maniera particolare per realizzare quest’incontro – fossero vere, testimonierebbero ancora una volta la saggezza e l’intelligenza politica che contraddistinguono Putin, la cui visita nel nostro Paese può solo essere salutata con ammirazione e speranza per il futuro.